La Romagna, chiamata Rumâgna nel dialetto tipico, è una regione storica, geografica e linguistica dell’Italia settentrionale.
I suoi confini geografici sono: ad ovest il fiume Sillaro, a nord il fiume Reno, a sud lo spartiacque dell’Appennino tosco-romagnolo e ad est il mare Adriatico.
Il nome Romagna deriva dal tardo latino Románia (e in greco bizantino Ρωμανία, Rōmanía) e risale al VI secolo d.C., quando l’Italia fu divisa tra aree soggette ai Longobardi o all’Impero Romano d’Oriente. “Románia” assunse quindi il significato generico di “mondo romano”.
Il simbolo della Romagna

Il simbolo per eccellenza della Romagna è la Caveja, una parola tipica del dialetto romagnolo che proviene dalla tradizione contadina.Definisce un’asta d’acciaio alla cui sommità è saldata una “pagella” decorata con “anelli musicali” e immagini simboliche.
I simboli più diffusi, inseriti fra elementi decorativi, erano quelli del gallo, della mezzaluna, del Sole, dell’Aquila e alcuni simboli cristiani, tra cui la Croce e la Colomba.
Le principali città romagnole
Cesena Faenza Forlì Imola Ravenna Rimini
Le città romagnole principali, ovvero quelle che contano più abitanti sono: Forlì, Cesena, Rimini, Ravenna, Imola e Faenza.
Ravenna, che fu capitale dell’Impero Romano d’Occidente e dell’Esarcato d’Italia; Rimini, caposaldo nonché centro viario romano; Imola e Forlì, legate alle vicende della nobile Caterina Sforza; Cesena, che fu l’unica città romagnola a possedere un’università; Faenza, conosciuta per la produzione della nota ceramica faentina.
Folclore Romagnolo
Il folclore romagnolo può essere definito come l’insieme delle tradizioni condivise dagli abitanti della Romagna, che sono entrate stabilmente a far parte della sua cultura materiale, orale e simbolica:
- Cultura materiale: dimore rurali, artigianato, vita agricola e marinara;
- Cultura orale: canti delle stagioni, orazioni, insieme ai gesti e alle danze che li accompagnano.
- Cultura simbolica: personaggi mitologici, santi protettori.
In Romagna il folclore viene ancora mantenuto vivo da diverse associazioni culturali: alcune raccolgono e catalogano i canti romagnoli, altre fanno rivivere la magia della spanocchiata e della sfujareja; altre ancora organizzano vere e proprie sagre che durano dai due ai sette giorni.
Il tutto per tenere accesa la forte tradizione romagnola anche in tempi moderni!
Piadina: la dea della romagna
Chi non conosce la famosa piadina, piatto tipico della romagna, presente sul territorio in diverse varianti ma tutte della tradizione.
La piada, o piadina, è composta da una sfoglia di farina di frumento, sale, strutto o olio d’oliva e acqua, cotta tradizionalmente su un piatto di terracotta, detto teglia (teggia in dialetto), il cui luogo di produzione più rinomato è Montetiffi di Sogliano.
«il pane, anzi il cibo nazionale dei Romagnoli»
Giovanni pascoli
I due principali tipi di piadina sono:
La piadina romagnola: Tradizionalmente era preparata solo con farina di frumento, strutto, sale ed acqua. Lo spessore era 1,5-2 cm e il diametro superava i 40 cm: le grandi dimensioni erano legate al fatto che le famiglie erano mediamente composte da una decina di persone. Lo spessore è poi sceso a 0,5-1 cm e il diametro a 25-30 cm.
La piadina riminese: In provincia di Rimini (e nella zona adiacente della provincia di Pesaro in cui è diffusa) è tipica la piadina senza lievito, molto sottile (2-3 mm) e flessibile, così da poter essere piegata su sé stessa.

Questa viene poi venduta nei tipici chioschi che potete trovare ovunque in romagna e addirittura servita in molti ristoranti e trattorie come pane.
Ottima mangiata vuota come accompagnamento ad altri piatti ma più consumata farcita. Le varie farciture variano secondo il proprio gusto, quella tipica romagnola di solito è la piadina con crudo, scquacquerone e rucola.
Insomma la Romagna è una terra ricca di storia, cultura e tradizioni da raccontare e noi siamo qui proprio per questo!