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Isola delle Rose a Rimini: un paradiso utopistico

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11.612 metri al largo della costa, nel mare Adriatico, tra Rimini e Bellaria-Igea Marina e 500 metri al di fuori delle acque territoriali italiane, il 25 gennaio 1968 sorgeva L’isola delle Rose.

Un piccolo angolo di libertà di 400 metri quadrati che sorgevano proprio in mezzo al mare.

L’iniziativa fu di Giorgio Rosa, ingegnere bolognese, la cui idea era una vera e propria utopia: dare vita ad uno Stato indipendente in cui non vi fossero regole, dove gli abitanti potessero convivere in armonia sulla base di un unico, importante valore: la libertà.

La breve storia della Micro-nazione in mezzo al mare

L’idea venne all’ingegnere Rosa nel 1958, l’isola fu terminata nel 1967 ed il 1º maggio 1968 autoproclamò lo status di Stato indipendente, ma di fatto fu una micro-nazione.

L’Isola delle Rose a Rimini, pur dandosi una lingua ufficiale cioè l’esperanto, un governo, una moneta e un’emissione postale, non fu mai ufficialmente riconosciuta da alcun Paese del mondo come nazione indipendente.

Fu poi occupata dalle forze di polizia italiane il 26 giugno 1968 e sottoposta a blocco navale.

Fu la Marina Militare ad occuparsi della demolizione, con diverse scariche di esplosivo.

La storia non finisce qui, perché nonostante le cariche di dinamite l’Isola delle Rose a Rimini si ostinò a rimanere in piedi. Servì un’imponente burrasca, che ebbe luogo il 26 febbraio 1969, a farla inabissare e a decretare definitivamente la sua morte.

I simboli dell’isola della Rose a Rimini

Rosa credeva talmente tanto nella sua isola e in ciò che rappresentava che ne volle affermare l’identità. Emise quindi francobolli, ricercatissimi dai collezionisti e si dotò di una divisa monetaria, il Mills, mai battuta. La bandiera era costituita da tre rose rosse con il gambo verde, su un campo bianco di uno scudo su sfondo arancione.

I francobolli dell’Isola delle Rose erano stampati su carta filigranata e gommata in foglietti da 10 valori (2 righe da 5 valori) l’uno.

L’annullo postale aveva l’iscrizione Verda Haveno (Porto Verde):

Verda = “verde”, è il colore tradizionale che il movimento esperantista ha assunto come proprio, poiché esso è simbolo di speranza;

Haveno = “porto”, indica l’approdo che la piattaforma realmente fungeva a oltre 10 chilometri dalla costa.

Inoltre fu adottato come “inno” Steuermann! Laß die Wacht! (in italiano Timoniere! Smonta di guardia!), cioè il Chor der Norwegischen Matrosen dalla prima scena del terzo atto de L’olandese volante di Richard Wagner.

L’Isola delle Rose adottò come propria lingua ufficiale l’esperanto, per sancire nettamente la propria sovranità e indipendenza dalla Repubblica Italiana e per ribadire il carattere internazionale della nuova Repubblica.

Un capolavoro ingegneristico

Giorgio Rosa pensò di costruire un telaio di tubi in acciaio ben saldati a terra, da trasportare in galleggiamento fino al punto prescelto (fuori dalle acque territoriali italiane) ed installarlo.

Fu costituita così la SPIC (Società Sperimentale per Iniezioni di Cemento), con presidente Gabriella Chierici, moglie dell’ingegnere e direttore tecnico. La prima ispezione del punto prescelto avvenne tra il 15 luglio ed il 16 luglio 1958, utilizzando un sestante ed allineandosi con il faro del grattacielo di Rimini.

Giorgio Rosa inizialmente pensò di alzare il basso fondale marino con un sistema di dragaggio della sabbia trattenuta da alghe. I sopralluoghi avvennero utilizzando un natante, costruito in acciaio e propulso con un motore di una Fiat 500, e proseguirono per tutta l’estate del 1960, con frequenza bisettimanale, avendo come base un capanno sul molo di Rimini.

Nell’estate del 1962 però, per problemi tecnici e finanziari, l’impresa si bloccò; inoltre nell’ottobre dello stesso anno fu intimato dalle autorità italiane di rimuovere qualsiasi ostacolo alla navigazione.

La struttura fu varata e trasportata via mare da tre rimorchiatori sul Punto “Z”: venerdì 31 luglio 1964 la struttura toccò il fondale.

Dopo la distruzione dell’isola delle rose a Rimini furono affissi dei manifesti a lutto, in cui si diceva:

«Nel momento della distruzione di Isola delle Rose, gli Operatori Economici della Costa Romagnola si associano allo sdegno dei marittimi, degli albergatori e dei lavoratori tutti della Riviera Adriatica condannando l’atto di quanti, incapaci di valide soluzioni dei problemi di fondo, hanno cercato di distrarre l’attenzione del Popolo Italiano con la rovina di una solida utile ed indovinata opera turistica. Gli abitanti della Costa Romagnola.»

Il film di Netflix

Nel 2020 è uscito su Netflix un film, intitolato L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, diretto da Sydney Sibilia.

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