La riviera romagnola è da sempre stata la principale attrazione turistica per tutte le famiglie del Nord Italia nel dopoguerra, quando, da Ravenna fino a Cattolica, cominciò a dilagare il turismo.
Furono costruiti alberghi, pensioni ed hotel per i numerosi turisti che venivano dal Nord Italia e non solo.
Grazie alla presenza di stabilimenti balneari, discoteche, divertimento e mare, negli anni ’70, ’80, ’90 abbiamo visto gli anni d’oro della riviera romagnola.
Il turismo della riviera romagnola
Nel corso di 50 anni la riviera romagnola è diventata una località internazionale per le vacanze: non accoglie solamente famiglie italiane, ma anche i turisti di ben tredici nazioni dell’Europa Occidentale, divenendo così un punto di riferimento per il turismo estero.
L’aumento del turismo negli ultimi anni è stato decisamente interessante: circa del 2% solamente negli ultimi anni. Tra gli anni 80 e gli anni 90, Rimini in particolare, è diventata la capitale italiana del divertimento: nessun luogo turistico aveva così tante discoteche e attrazioni per i giovani e per le famiglie.
La musica elettronica, il mare, i locali, il divertimento hanno reso la Riviera Romagnola fra i luoghi più amati dagli italiani e dai ragazzi stranieri per trascorrere vacanze a ritmo di musica, relax, sole e divertimento.
Negli ultimi anni, la Riviera si è dimostrata ancora una volta una delle località balneari e di turismo più ricettive d’Italia. Nel 2015 è ancora considerata la meta balneare più accogliente di tutto il Belpaese, dimostrando che, anche se questo luogo ha avuto il suo massimo successo negli anni 80/90, ancora oggi gode di una discreta fama, soprattutto fra le famiglie ed i giovani.
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Le discoteche: fiore all’occhiello della Romagna
Divertimento è sicuramente la parola chiave che meglio descrive lo spirito della riviera romagnola.
Infatti, la vera storia della Romagna l’hanno fatta due categorie: gli imprenditori, che hanno costruito a tutti gli effetti la Romagna, dando forma a hotel, stabilimenti balneari e strutture e poi le discoteche, che hanno animato la riviera e la animano tutt’ora attirando persone da ogni dove.
La nostra meravigliosa terra non si è risparmiata nemmeno sulle discoteche, che per decenni hanno detenuto il monopolio del sabato sera.
Erano infatti un posto di ritrovo dove poter condividere un momento che pareva appartenere ad un mondo parallelo.
Pier Vittorio Tondelli le descrive come il luogo per eccellenza della seduzione di massa, un immenso parco di divertimenti nel quale vigono regole “altre” nei gesti, nel linguaggio e nei comportamenti. Per i turisti andare in discoteca voleva dire questo: uscire temporaneamente dal rito monotono della quotidianità per entrare nel mito.
Le colonie della costa
Fino agli anni 70, i bambini nati in famiglie disagiate potevano trascorrere la loro estate insieme ai coetanei nelle note colonie romagnole.
La storia delle colonie marine, a oggi considerate dei veri e propri relitti del turismo, hanno origine in funzione di una malattia divenuta una vera e propria piaga sociale: la scrofolosi, una linfoadenite dovuta a un’infezione molto simile alla tubercolosi e che colpisce prevalentemente i bambini.
Nel Settecento la scienza pediatrica scoprì che l’acqua di mare associata al caldo dei raggi solari recava benefici nella cura di questa malattia. Con l’andare del tempo si consolida sempre la tendenza ad avvalersi di cure talassoterapiche per curare questa malattia che colpiva particolarmente bimbi provenienti da contesti molto poveri.
Nella Riviera Romagnola e in particolare a Rimini, le colonie e la cura talassoterapica sono fortemente sostenute dall’antropologo e medico Paolo Mantegazza.
Negli anni Settanta le colonie furono inglobate dalle amministrazioni comunali e dagli Enti Pubblici. In questi anni la presenza di bimbi nelle colonie diminuì drasticamente, tant’è che negli anni Ottanta e Novanta svariate colonie vennero chiuse o abbandonate.
Oggi si parla per lo più di “Soggiorni Estivi”, svolti presso residence e alberghi a misura di bambino, in luogo di colonie, e gli edifici prima adibiti a colonie estive vengono in parte recuperati e adattati a case di cura, club velici o altre attività nautiche e marine, e in parte restano strutture spoglie e fatiscenti sui lungomari delle spiagge romagnole e italiane in genere: dei veri e propri resti di archeologia balneare.