La nostra terra è ricca di simboli, a partire da quelli culinari come possono essere i cappelletti e le mitiche azdore.
In Romagna il simbolo che unisce i suoi cittadini e ne costituisce anche la bandiera è infatti la Caveja dagli anell, arrivata a noi da un passato rurale.
Il termine non è esattamente traducibile. Per capire nello specifico di cosa si tratta bisogna intraprendere un viaggio nel mondo contadino dal quale deriva.
La Caveja romagnola
Composta da uno stelo d’acciaio e da un’estremità alta e piatta, la Caveja veniva posta sulla parte anteriore di aratri e carri. La parte piatta, detta pagella, è composta da larghi anelli pendenti.
Spesso conteneva la raffigurazione di un gallo. Le Caveje avevano uno scopo ben preciso: bloccare il giogo per evitare che appesantisse troppo il collo dei buoi. Gli anelli, tintinnando, tenevano compagnia al contadino durante i lunghi tragitti.
La Caveja romagnola però non era solo un semplice attrezzo da lavoro. Col tempo, gli artigiani si sbizzarrirono per abbellire e personalizzare questo strumento. Esistevano infatti Caveje da lavoro, ma anche Caveje da parata. Nelle grandi occasioni, come fiere, esposizioni o sagre paesane, si usavano Caveje elaborate e ricche di anelli e pendenti. I buoi venivano addobbati con coperte colorate e si sfilava con orgoglio.
Un vero e proprio amuleto
Nella pagella della Caveja romagnola non venivano posti solo anelli ma veri e propri simboli come animali, fiori, astri, croci e poligoni.
Vista la grande simbologia di questo attrezzo si pensava che la Caveja avesse proprio virtù magiche.
Il tintinnio degli anelli, poi, si credeva che tenesse lontani il diavolo, le streghe e gli spiriti maligni.
La Caveja divenne così un vero e proprio oggetto che si utilizzava per benedire e proteggere la casa dei novelli sposi, per scacciare il malocchio, per annunciare il sesso del nascituro e per scongiurare la grandine.
Diventò anche un simbolo dei combattenti romagnoli che la dipinsero sul loro vessillo da battaglia.