Oggi vogliamo parlarvi di una ricetta della tradizione contadina, il latteruolo romagnolo conosciuto anche come casadello romagnolo. In dialetto romagnolo precisamente latarol.
Questo dolce semplice e delicato veniva portato dai contadini ai padroni del fondo mezzadrile, come regalo per la festa del Corpus Domini che si celebra il giovedì successivo alla solennità della Santissima Trinità oppure, in alcuni Paesi tra cui l’Italia, la domenica successiva.
La festa del Corpus Domini è una festività del calendario liturgico che da quarant’anni non fa più parte dall’elenco delle festività civili in Italia. Potrebbe essere questo il motivo per il quale dolci come il latteruolo romagnolo si sono un po’ persi, almeno nella loro forma di dolce tradizionale. La ricetta è artusiana ed è rimasta ben ancorata alla cucina tradizionale, si è persa un po’ la storia ed è per questo che abbiamo voluto riscoprire e presentare questo dolce romagnolo.
Curiosità sul latteruolo romagnolo
Questo dolce tipico, come abbiamo detto, veniva consegnato dai contadini ai rispettivi padroni, fa quindi parte di una cultura povera e di una cucina fatta di ingredienti semplici ed umili.
Infatti il dolce veniva consegnato in una “teglia” fatta di pasta matta che fungeva da involucro, visto che non ci si poteva permettere di regalare la vera e propria teglia.
Questo tratto caratterizza anche l’animo dei romagnoli contadini, un animo generoso che nonostante le difficoltà trovava sempre una soluzione, seppur arrangiata, molto valida.
La ricetta Artusiana
Ma torniamo a noi…
Per rendere omaggio a questo gustoso dolce vogliamo lasciarvi l’originale ricetta di Artusi che potete trovare nella sua raccolta di ricette “La Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” come la ricetta n. 649.
«Latte, un litro. Zucchero, grammi 100. Rossi d’uovo, n. 8. Chiare d’uovo, n. 2. Odore di vainiglia o di coriandoli. Fate bollire il latte con lo zucchero per un’ora ed anche un’ora e un quarto se non siete ben sicuri della sua legittimità. Se per odore vi servite dei coriandoli, adoperateli come è indicato nel numero precedente. Al latte rompete di quando in quando la tela col mestolo, passatelo da un colino per più precauzione, e quando sarà diaccio, mescolatelo bene alle uova frullate. Preparate una teglia foderata di pasta matta n. 153, disponetela come nel migliaccio di Romagna n. 702, versateci il composto, cuocetelo con fuoco sotto e sopra a moderato calore e perché non ròsoli al disopra, copritelo di carta unta col burro. Aspettate che sia ben diacciato per tagliarlo a mandorle colla sfoglia sotto come il detto migliaccio.»
Anche Vittorio Tondelli in “A tavola con il contadino romagnolo” ricorda i Patti Generali dell’abbazia cesenate di S. Croce del 1773 dove “é latarol” era oggetto di regalia nei patti mezzadrili in occasione del Corpus Domini.
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